Mi hanno chiesto di definire i lucani, allora ho detto: Abbiamo negli occhi il sole dei calanchi, e il pennacchio di una fiamma, la notte, che stringe i nostri cuori. Nei pensieri abbiamo la polvere degli uliveti riarsi, e foglie d’argento e raccolti generosi nei ricordi. Conosciamo il volo del nibbio sopra le punte dei faggi e il brivido di tempi antichi mormoranti di preghiere davanti al fuoco. A noi sono date le fatiche, e anche le magie. E’ data la medicina delle fattucchiere. E’ dato il rimestare nei sanguinacci e lunghe stagioni per ingrassar maiali. E all’arrivo del sole, e’ dato lo sbocciare di fiori sui meleti, e campi ondeggianti di grano. I nostri paesi sono vecchi e immoti come crocchi di funghi ma sanno di legna e di pane. Quanto agli autunni precoci, giungono come piogge improvvise e portano sentore di vendemmie e vinacce sparse nei giardini, a promettere primavera mentre l’anno consuma ancora alla sua fine. [di Stefano Santarsiere]